«Prima tutti credevano che a vincere la sfida sarebbero stati i colossi tech già conosciuti. Ma oggi chiunque può sviluppare tool, app o software di intelligenza artificiale». Uno scenario simile all’avvento di Internet. Ne è convinto Daniele Viappiani, investitore venture capital basato a San Francisco
Realizzare la migliore intelligenza artificiale, che sia anche la più economica. E distribuirla con prodotti di successo, facendo meglio degli altri competitor. Ecco le tre sfide globali nell’universo dell’Ai, dove i possibili vincitori hanno nomi quali Google, OpenAi con Microsoft, oppure Mistral o Anthropic. Insomma, gli incumbent già conosciuti al grande pubblico, targati Usa e con migliaia di ricercatori o ingegneri al lavoro senza contare le disponibilità finanziarie nell’ordine di miliardi di dollari. Sono loro i favoriti. Anzi, no. Lo erano fino al gennaio scorso quando dalla Cina si è affacciato il caso DeepSeek, la piattaforma di Ai open source, addestrata con pochi milioni di dollari e microchip meno avanzati. Lo scenario è cambiato per sempre.
«Prima c’era un diffuso consenso attorno al fatto che i potenziali vincitori sarebbero stati i grandi gruppi. Invece, oggi chiunque può usare DeepSeek sul proprio computer e modificarlo o addestrarlo secondo nuove esigenze. Si abbassano molto le barriere all’ingresso per creare modelli potenti di Ai. E i dati generati non vengono trasferiti in Cina ma rimangono nel cloud qui negli Stati Uniti», afferma da San Francisco Daniele Viappiani, investitore venture capital per il fondo GCI Ventures da 200 milioni di dollari. Con alle spalle studi alla Bocconi di Milano e una carriera da civil servant a Londra per il ministero del Tesoro a gestire la Brexit, oggi Viappiani è attivo nello scouting di startup ad alto potenziale nelle quali entrare. Due sono le strade: con investimenti diretti oppure attraverso altri fondi con capitali di rischio. La logica di GC1 Ventures è partecipare a operazioni cosiddette di Serie A o Serie B con ticket che vanno da uno a dieci milioni di dollari. «Siamo investitori anche in SpaceX ma piccoli, quindi non parlo con Elon Musk», ironizza Viappiani che tiene monitorato il mercato delle giovani imprese in ogni settore. «Oggi una startup che non usa gli ultimi tool di intelligenza artificiale non ha possibilità di affermarsi. Molti si stanno focalizzando sulla creazione di sistemi creati ad hoc ad esempio per gli avvocati, i notai o gli psicologi. Si addestrano meccanismi di Ai per il turismo, magari specializzandoli in una lingua come potrebbe essere l’italiano. Insomma, vediamo che chi è al lavoro in questo campo inventa soluzioni fenomenali». Di contro, chi resta fuori perderà grandi opportunità.
Un nuovo scenario
Ma c’è un altro rischio: i campioni e gli incumbent di oggi possono essere gli sconfitti di domani. Basta prendere il caso di Nvidia, l’azienda cresciuta a dismisura come capitalizzazione a Wall Street dal momento che produce chip considerati alla base dell’Ai. Che cosa accadrà se la tecnologia prenderà un percorso diverso e (sul modello DeepSeek) qualcuno riuscirà a creare sistemi intelligenti usando solo chip tradizionali? Insomma, siamo alla vigilia di un nuovo scenario. «Se l’Ai diventa anche più economica, sarà di facile accesso per tutti generando maggiori opportunità. Ciascuno potrà sviluppare propri tools, app o software, avremo un personal knowledge assistant. Così come nel tempo è stato possibile avere il proprio sito internet, la pagina su Facebook oppure aprire un proprio negozio e-commerce grazie a Shopify».
Il code editor gratuito
Lo stesso sta accadendo adesso con soluzioni di coding e assistente di Ai come Replit, Cursor, Bolt. Tutte aziende da tenere d’occhio per i potenziali sviluppi. Mentre già se ne affaccia una nuova come Trae.ai, un code editor gratuito che, per la sua potenza, sta suscitando l’interesse degli addetti ai lavori. Al pari di DeepSeek, arriva dalla Cina ed è stato lanciato dalla ByteDance di TikTok.
Davanti alla domanda sulle possibili ricadute nel mondo del lavoro, Viappiani riprende il tradizionale parallelismo con l’avvento dell’automobile e il tramonto delle carrozze trainate dai cavalli. Ma lo fa inserendo un altro punto di vista. Spiega l’esperto: «Magari era chiaro a molti che guidare le carrozze non sarebbe più stato un lavoro ma nessuno poteva immaginare le innovazioni arrivate dopo, per esempio con l’asfaltatura delle strade che hanno reso possibile il turismo di massa, la logistica o la nascita dei supermercati». Insomma, non nuovi mestieri ma nuovi mondi e occasioni di lavoro (potenzialmente) infinite.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link