Intesa Sanpaolo al top in Europa. Un motore per l’economia reale. Spinta da 70 miliardi nel 2024


Non solo finanza. Le grandi banche italiane sono uscite rafforzate dopo la grande crisi della pandemia. Si sono riorganizzate e ora sono pronte a fare un ulteriore salto in avanti, anche per accelerare sul fronte della ripresa e per dare un contributo alla crescita dell’economia reale, a partire dalle piccole e medie imprese, l’ossatura dell’Azienda Italia. La terza tappa dell’inchiesta di Qn sul pianeta credito tocca Intesa Sanpaolo, la prima banca italiana sia per total assets (attività complessive) sia per capitalizzazione di mercato, e al top anche in Europa. Nel 2024 ha supportato l’economia reale con 70 miliardi di euro di nuovo credito a medio-lungo termine, di cui 43 miliardi in Italia. Di questi, 38 miliardi sono stati erogati a famiglie e piccole e medie imprese. Complessivamente, sempre secondo i dati diffusi dall’istituto, sono 3.100 le aziende italiane riportate in bonis da posizioni di credito deteriorato nel 2024 e 144mila dal 2014, preservando rispettivamente circa 15.500 e 720.000 posti di lavoro. Un processo che ha dato i suoi frutti anche in termini economici. Nel 2024 è stato registrato il miglior utile netto di sempre, pari a 8,7 miliardi di euro.

Il sostegno alla crescita a favore delle piccole e medie imprese – attraverso la Divisione Banca dei Territori – si è poi concretizzato in oltre 110 miliardi di erogazioni dal 2020 al 2024. Nel periodo Covid, ciò ha costituito un’iniezione di liquidità soprattutto per il mondo business. Infatti, la Divisione, spiegano dall’istituto, “è stata sempre in prima linea nel sostenere il settore produttivo e la dinamica degli impieghi si è mantenuta sempre su livelli elevati, consentendo alle imprese di incrementare le riserve di liquidità (con una crescita di oltre 16 miliardi) che ancora oggi costituiscono una fonte di autofinanziamento.

Alla dinamica del business si è affiancato il costante sostegno erogato anche a favore dei privati, effettuato tramite mutui (con crescente attenzione al green) e prestiti”. Intesa ha dato un contributo alle imprese anche su altri due fronti. In primo luogo, l’espansione verso l’estero: oltre 45.000 imprese clienti sono state sostenute nei processi di internazionalizzazione e nell’export, con circa 4 miliardi di finanziamenti a breve e medio-lungo termine, in stretta collaborazione con Sace, Simest, Ice e “tutte le controparti pubbliche che valorizzano l’internazionalizzazione delle Pmi italiane”. A questo occorre poi aggiungere il mercato delle start-up e delle Pmi innovative, con un’erogazione di finanziamenti per oltre 800 milioni di euro. Infine, il grande capitolo della transizione green. Sono stati erogati alle piccole e medie imprese oltre 10 miliardi di finanziamenti con finalità connesse alla trasformazione sostenibile.

Inoltre, nell’accordo siglato con Confindustria, che prevede disponibilità di investimento per 200 miliardi complessivi, è stato inserito un focus specifico sull’utilizzo efficiente delle risorse in chiave industriale, “che significa guardare alle rinnovabili, all’idroelettrico, all’idrogeno, al recupero delle batterie vetuste per ottimizzare le materie quali il litio”. Un accordo che ha consolidato e rinnovato una collaborazione avviata nel 2009 e che, grazie a un volume di crediti erogati al sistema produttivo italiano pari a 450 miliardi di euro in quindici anni, “ha contribuito a far evolvere il rapporto tra banca e impresa, accompagnando i bisogni delle Pmi e delle industrie mature anche nelle fasi più complesse”. Un’operazione che si è concentrata sul rilancio degli investimenti in ricerca e sviluppo e sulla valorizzazione del sistema delle filiere. (3. fine)



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