Torna l’ora legale (e il dibattito tra pro e contro per averla tutto l’anno)


È un momento che non passa mai in sordina, e non solo per il fatto che nella notte in cui torna l’ora legale (domenica 30 marzo, tra le 2 e le 3 della notte tra sabato e domenica, precisamente) si dovrà dormire un’ora in meno (e, viceversa, un’ora in più quando si torna dall’ora legale a quella solare, il 26 ottobre), ma perché influisce sulle nostre abitudini quotidiane e sui ritmi circadiani. E poi perché questo cambiamento (ri)accende il dibattito tra chi vorrebbe un sistema sempre con l’ora legale e chi, invece, continua a sposare il doppio binario. Sta diventando una battaglia ideologica, per molti è impossibile non schierarsi in uno dei due fronti: ora legale tutto l’anno o solo nei mesi più caldi (come avviene attualmente)? Ad aver registrato più progressi, per ora, sono gli esponenti del primo. La società italiana di medicina ambientale anni fa aveva lanciato una petizione a favore di quella prima ipotesi (ora legale tutto l’anno) sostenendo come principale argomentazione quella del risparmio energetico. Tema che, naturalmente, fa molta presa in un periodo di caro-bollette. Ma è davvero così decisivo, per il portafogli di famiglie e imprese, tenere le lancette dell’orologio avanti di un’ora?

Prima di tutto occorre capire in che cosa consiste esattamente il cambio orario e quale lo stato delle discussioni su una sua eventuale abolizione. L’ora legale, come noto, è il sistema che prevede l’avanzamento di un’ora rispetto all’ora solare, permettendo di sfruttare al massimo le ore di luce durante i mesi estivi. Obiettivo: ridurre l’uso dell’illuminazione artificiale e, di conseguenza, il consumo di energia elettrica. Quando si verifica, la convenienza economica c’è, com’è ovvio nel momento in cui la sera fa buio un’ora più tardi. Ma sarebbe molto limitata. Il vantaggio si concentra soprattutto in autunno e primavera, perché d’estate fa buio più tardi e, quindi, l’ora guadagnata cade quando la maggior parte dei luoghi di lavoro hanno chiuso. Ma lo svantaggio, se si tenesse tutto l’anno, sarebbe durante l’inverno, quando il sole sorge più tardi e tramonta prima: scuole e uffici sarebbero costretti a tenere le luci accese diverse ore la mattina.

Se lasciassimo la stessa ora (legale) tutto l’anno ci sarebbe, però, un altro vantaggio, legato al sonno: tra i farmaci più venduti in Italia ci sono proprio quelli per dormire. Molti hanno un problema con il ritmo sonno-veglia e il cambio dell’ora provoca uno sfasamento, più o meno grave a seconda delle persone. Ma il sonno è anche il principale argomento di chi è contrario alla stessa ora tutto l’anno. Una ricerca americana ha verificato che chi, nel mondo, vive nelle aree dove le condizioni di luce sono più simili a quelle che si avrebbero con un’ora legale permanente, dorme venti minuti in meno a notte. Tutto ciò si tradurrebbe, poi, in un calo della produttività, in un aumento della probabilità di essere in sovrappeso, di andare incontro ad attacchi cardiaci, e perfino di sviluppare qualche forma di tumore.

L’Unione europea, già nel 2019, ha approvato una direttiva che pone fine al doppio cambio orario durante l’anno, lasciando ampia discrezionalità agli Stati membri, auspicando un coordinamento tra le varie nazioni per evitare ripercussioni sugli scambi commerciali. Per ora, nulla è cambiato. E difficilmente cambierà in futuro.

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