Torino perde imprese.. e quelle che restano sono più vecchie e sopravvivono meno – Torino Cronaca


È la prima volta, dal 2018, che le cessazioni di impresa superano le aperture, portando il tasso di crescita delle imprese torinesi in negativo, seppure di poco (al -0,01%, con 1678 imprese in meno rispetto al 2023). È la prima volta in dieci anni che il tasso di sopravvivenza delle imprese dopo 3 anni dall’iscrizione cala: molto più – tre volte tanto – che a Roma, Milano e Napoli (dove è circa -1%, a fronte del 3,4% di Torino). Infine, crollano rovinosamente i tassi degli imprenditori under 30 (-13,5% rispetto al 2015), soprattutto se donne (dove la quota scende fino al -25,4%).

I dati di quest’anno, emersi dal report di Camera di commercio presentato ieri mattina a Palazzo Birago, che ogni anno cerca di fornire lo stato di salute delle imprese torinesi, raccontano un paziente – l’imprenditoria – decisamente malato.

Numeri critici che emergono anche da Confcommercio: «Da un nostro recente studio, nel 2024 in Piemonte per ogni negozio che ha aperto ne hanno chiuso 2,4. Se questa tendenza proseguisse, già nel 2034 il numero di nuove aperture potrebbe arrivare vicino allo zero. In pericolo non solo le imprese ma un modello di città e di convivenza sociale», l’allarme del presidente di Confesercenti Torino Giancarlo Banchieri.

L’andamento per settori

Per singoli settori, rispetto al 2023, i maggiori cali riguardano il commercio (-1,8%). Soprattutto articoli ricreativi e abbigliamento (-5,5% e -4,8%), ma anche commercio al dettaglio e all’ingrosso – esclusi autoveicoli – (rispettivamente -3,5% e -2,6%). Seguono poi l’industria (-1,7%) e l’agricoltura (-1,5%).

Primi segni di rallentamento riguardano l’edilizia: «Ci aspettavamo un trend positivo, invece assistiamo ai primi segni di ridimensionamento dopo gli incentivi fiscali ed il bonus edilizio degli scorsi anni», racconta il presidente di Camera di Commercio Torino Dario Gallina.

Cresce, di contro, il peso dei servizi orientati alle imprese, che si conferma come il primo per consistenza imprenditoriale (il 27% delle totali) con un andamento stabile (+0,2%) e maggiori incrementi che riguardano le attività professionali, scientifiche e tecniche (+2%), grazie soprattutto alle attività di consulenza e alle agenzie di pubblicità.

Ad aumentare è anche la porzione di imprese dedicate ai cosiddetti “servizi alla persona”, che includono istruzione (+4,4%), assistenza sanitaria (+3,7%) e attività sportive e ricreative (+2,6%).

Il settore turismo: l’allarme B&B

I servizi di alloggio e ristorazione, benché facciano evidenziare una bassa flessione nel 2024 (-0,8%) mostrano dati quasi divergenti al loro interno. Cresce il numero di ristoranti (+1,5%) ma diminuisce quello dei bar (-3,4%). Calano gli alberghi (-1%), mentre crescono notevolmente affittacamere, B&B e residence (+8,8%). «Qui la mancanza di regole ha favorito lo sviluppo di un fenomeno che premia la rendita e non il lavoro e l’impresa», spiega Banchieri.

Il commercio di vicinato sofferente

Dal 2015 quasi dimezzate le edicole (-45%), ridotte di quasi un terzo panetterie (-31%) e di un quinto le ferramenta (-29%). Esplodono invece e-commerce (+140%) e B&B (+94%). «In parte è dovuto alla scarsa attenzione della politica. Se davvero si crede che il commercio di vicinato abbia anche una funzione sociale e di sicurezza, va sostenuto attraverso un fondo. Sempre più urgente ricondurre i giganti del web a regole comuni in materia di tassazione», l’appello di Banchieri. A cui si aggiunge anche quello di Ascom Torino: «le istituzioni mettano nelle loro agende la costruzione di una politica commerciale seria», così la presidente Maria Luisa Coppa.

Non solo meno imprese, ma se non riescono a sopravvivere vuol dire che molte sono pure poco solide. «La sensazione è quella di un territorio poco vivace, in cui non c’è visione e in cui fare l’imprenditore non “attira” molto. Difficile – conclude Gallina – intuire cosa aspettarci».



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