La proposta di sconto in fattura per il bonus elettrodomestici è stata bocciata. Restano i vincoli attuali, in attesa del decreto attuativo che definirà criteri e strumenti ammessi.
Nel cuore del dibattito parlamentare sul decreto bollette, una proposta di modifica avanzata da Fratelli d’Italia avrebbe potuto cambiare radicalmente il funzionamento del bonus elettrodomestici. L’idea era semplice quanto ambiziosa: eliminare il tanto discusso click day e introdurre lo sconto in fattura, già noto grazie all’esperienza del Superbonus.
Una soluzione che avrebbe facilitato l’accesso all’incentivo per milioni di consumatori, in particolare quelli meno avvezzi alle procedure online. Tuttavia, l’emendamento è stato dichiarato inammissibile durante l’esame in commissione Attività produttive della Camera, lasciando il bonus nella sua forma attuale.
Ma cosa prevedeva esattamente la proposta? Perché è stata bocciata? E soprattutto, quali sono oggi le modalità effettive per ottenere il bonus elettrodomestici e quali limiti rimangono?
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Una proposta ambiziosa: sconto in fattura e niente più soglia energetica minima
La proposta di Fratelli d’Italia puntava a semplificare l’accesso al bonus elettrodomestici, introducendo due cambiamenti fondamentali: l’eliminazione del click day e la possibilità di usufruire dello sconto direttamente in fattura, con un meccanismo simile a quello adottato per il Superbonus edilizio.
Questo avrebbe trasferito l’onere della richiesta al venditore, che avrebbe recuperato l’importo come credito d’imposta utilizzabile in compensazione.
Un altro aspetto centrale riguardava la classe energetica degli apparecchi acquistabili. L’emendamento prevedeva l’abolizione del vincolo della classe energetica minima B, oggi richiesta per accedere al beneficio. In cambio, l’acquisto avrebbe dovuto avvenire contestualmente allo smaltimento di un vecchio elettrodomestico, garantendo quindi una reale sostituzione con un prodotto più efficiente.
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La logica era quella di incentivare il miglioramento dell’efficienza energetica domestica, senza vincolare troppo le scelte dei consumatori. Tuttavia, la proposta è stata dichiarata inammissibile, lasciando tutto invariato, almeno per ora.
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Non solo elettrodomestici: tutti gli emendamenti respinti
Il bonus elettrodomestici non è stato l’unico a subire uno stop. In totale, sono stati 84 gli emendamenti dichiarati inammissibili sui 323 presentati alla Commissione Attività produttive. Tra questi, spicca la proposta – sempre di Fratelli d’Italia – di posticipare di sette mesi l’obbligo per le imprese di sottoscrivere polizze assicurative contro le catastrofi naturali, come alluvioni, frane o terremoti.
Al momento, l’entrata in vigore dell’obbligo è ancora fissata per il 31 marzo 2025.
È stata respinta anche una proposta bipartisan per la creazione di un fondo destinato agli enti locali, utile a garantire la continuità dei servizi energetici. Non meno importante lo stop alla norma che avrebbe salvato le auto aziendali prenotate nel 2024 ma in consegna nel 2025 dalle nuove regole sui fringe benefit: si cercava di mantenere l’esenzione fiscale per i veicoli già ordinati entro la fine dell’anno.
Anche un emendamento condiviso da Forza Italia, Lega e M5S per favorire la riconversione ecologica dei container, incentivando il passaggio dal gasolio alle batterie elettriche, è stato dichiarato inammissibile.
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Come funziona oggi il bonus elettrodomestici: requisiti, limiti e importi
Nonostante la bocciatura della proposta di modifica, il bonus elettrodomestici resta attivo anche per il 2025, con regole che però rimangono complesse per molti cittadini. Attualmente, l’agevolazione copre fino al 30% del costo di acquisto di un nuovo elettrodomestico ad alta efficienza, per un massimo di 100 euro.
La soglia sale a 200 euro se il nucleo familiare ha un ISEE inferiore a 25.000 euro annui.
Il contributo è concesso per un solo elettrodomestico per famiglia e ha una dotazione complessiva di 50 milioni di euro, da spartire tra tutti i richiedenti. Inoltre, per accedere all’incentivo, è obbligatorio acquistare un apparecchio appartenente almeno alla classe energetica B, una soglia che la proposta di Fratelli d’Italia intendeva eliminare.
Non essendo passato l’emendamento sullo sconto in fattura, per ottenere il contributo resta necessario partecipare al click day, una procedura digitale che spesso penalizza chi non ha dimestichezza con internet o dispositivi informatici.
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Decreto attuativo e dubbi dei rivenditori: cosa manca ancora?
Un nodo cruciale, ancora non risolto, è rappresentato dal decreto attuativo che dovrà chiarire nel dettaglio le modalità di erogazione del bonus elettrodomestici, le categorie di prodotti ammessi e i criteri aggiornati di efficienza energetica. Il testo – di competenza del Ministero delle Imprese e del Made in Italy e del Ministero dell’Economia e delle Finanze – è atteso da tempo, ma la sua pubblicazione continua a slittare, lasciando molti dubbi agli operatori del settore e ai cittadini.
La proposta di modifica bocciata nasceva anche per rispondere alle perplessità espresse dall’Aires, l’associazione che rappresenta i principali retailer specializzati in elettrodomestici. Secondo l’associazione, la procedura del click day favorisce la clientela digitale e penalizza i negozi fisici, dove è più difficile garantire accesso immediato all’incentivo.
Per questo si chiedeva un sistema più inclusivo, simile a quello già utilizzato con il bonus TV, che consentiva la rottamazione direttamente nel punto vendita con applicazione immediata dello sconto.
Il timore, condiviso anche da alcune associazioni dei consumatori, è che la burocrazia e le scadenze poco chiare finiscano per limitare drasticamente l’impatto reale del bonus, soprattutto tra le fasce più fragili della popolazione.
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