Poste riporta Tim in Italia, comprando il 15% dalla francese Vivendi


Tim, l’ex monopolista della telefonia, è tornato interamente in mani italiane. Poste ha acquistato circa il 15% delle azioni dalla francese Vivendi, portandosi a poco meno del 25% della società. Una soglia che permette all’azienda di controllare Tim senza dover ricorrere a un’offerta pubblica.

Si conclude con un nuovo passaggio allo Stato la complessa privatizzazione di Tim, che nel frattempo si è profondamente trasformata, riducendosi da gestore della rete a semplice operatore. Nel futuro dell’azienda ci sono sinergie con Poste Italiane, per continuare a competere in uno dei mercati telefonici più concorrenziali d’Europa.

L’operazione di Poste e Tim nel dettaglio

Le indiscrezioni sulla volontà di Poste Italiane di prendere il controllo di Tim era emersa da diverse settimane, ma si è concretizzata improvvisamente nella mattinata di domenica 30 marzo. Il gruppo ha acquistato dalla francese Vivendi il 15% delle azioni del gestore telefonico, a 0,29 euro ad azione. Si tratta di uno dei prezzi più bassi di sempre per i titoli di Tim.

Poste aveva già acquistato il 9,7% di Tim da Cassa depositi e prestiti. Quest’ultima operazione le ha permesso di controllare fermamente la parte più stabile del capitale del gestore telefonico.

Tim torna quindi di fatto sotto il controllo pubblico, dopo una lunga vicenda di tentate privatizzazioni. Poste è infatti controllata per oltre il 64% dallo Stato, proprio attraverso Cassa depositi e prestiti e il Tesoro.

Come è cambiata Tim

Prima di questo passaggio, Tim ha subito una pesante riduzione delle proprie competenze. Il passaggio decisivo è stato la vendita della rete telefonica italiana al fondo americano Kkr. Dall’operazione, conclusasi nell’estate del 2024, la società ha ricavato circa 18,8 miliardi di euro, che ad alcune condizioni potrebbero salire fino a 22 miliardi.

La decisione di cedere uno dei suoi asset di maggior valore ha anche comportato un ridimensionamento molto significativo di Tim. I dipendenti si sono ridotti da oltre 31mila a meno di 18mila. Indicativo è anche il fatto che lo scambio tra Vivendi e Poste sia avvenuto a uno dei valori azionari più bassi della storia del titolo.

La società francese esce quindi da uno dei suoi investimenti più significativi in Italia. Vivendi resta ora con poco più del 2,5% di Tim, una porzione largamente minoritaria. Dopo la fallita scalata a Mediaset, si tratta di un’altra importante ritirata di Vincent Bolloré, proprietario di Vivendi, dall’Italia.

Cosa vuole fare Poste con Tim

Poste, a margine dell’annuncio dell’operazione, ha esplicitato in una nota l’importanza di questa acquisizione per il gruppo: “Il gruppo ha l’obiettivo di svolgere un ruolo di azionista industriale di lungo periodo, che possa favorire la creazione di sinergie tra Poste Italiane e Tim, nonché apportare valore aggiunto per tutti gli stakeholder, oltreché promuovere il consolidamento del mercato delle telecomunicazioni in Italia.”

Poste agisce già in diversi ambiti che possono interagire con il mercato di riferimento di Tim, come sottolineato anche da una nota della società.

Sono in corso valutazioni finalizzate all’avvio di partnership industriali volte a valorizzare le molteplici opportunità per la realizzazione di sinergie tra le due aziende nei settori della telefonia, dei servizi ICT e dei contenuti media, dei servizi finanziari, assicurativi e dei pagamenti, e infine dell’energia” ha dichiarato Poste.

L’acquisizione dovrebbe concretizzarsi entro il primo semestre 2025 ed è ancora soggetta all’approvazione dell’Antitrust.





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