costi troppo alti e nessun incentivo


Le piccole e medie imprese hanno altri sei mesi per assicurarsi contro le catastrofi naturali. Per le grandi aziende l’obbligo scatta domani, ma senza sanzioni e incentivi la copertura resta bassa. Zucconi (FdI): «Le polizze sono troppo costose e così com’è ora la legge non funziona»

Il rinvio per le piccole e medie imprese è arrivato in extremis, nell’ultima occasione utile prima dell’entrata in vigore dell’obbligo, che sarebbe scattato oggi. Il decreto che proroga il vincolo per le aziende di assicurarsi contro le calamità naturali – chiesto a gran voce dal mondo imprenditoriale e approvato venerdì in Consiglio dei ministri – sposta il termine del 31 marzo, previsto dalla legge di Bilancio 2024, a una serie di scadenze differite.

L’obbligo è rimandato al 1° ottobre per le medie imprese e a gennaio 2026 per le micro e piccole imprese. Resta invece confermato al 1° aprile il termine per le grandi aziende, per le quali però non scatteranno sanzioni: per altri tre mesi non si terrà quindi conto dell’eventuale inadempimento «nell’assegnazione di contributi, sovvenzioni o agevolazioni finanziarie a valere su risorse pubbliche».

Un sospiro di sollievo l’hanno tirato Confindustria e le altre associazioni di categoria, che da tempo chiedevano uno slittamento dell’obbligo di Cat Nat lamentandone i costi elevati e di essere all’oscuro di molti dettagli. «La proroga servirà a sciogliere vari nodi interpretativi, fissare criteri e requisiti standard dei contratti e a realizzare il portale Ivass per confrontare le offerte», si legge in una nota della Cna.

Negli ultimi mesi la richiesta di rinvio era stata sostenuta da M5s, Pd e Italia viva, con una sfilza di emendamenti senza alcun risultato. «Con le aziende alle prese con il caro bollette e i prossimi dazi di Trump, la polizza obbligatoria sarebbe stata una nuova tassa del governo più anti-impresa della storia», hanno attaccato dal Movimento 5 stelle. Nella maggioranza si era invece mosso Riccardo Zucconi, responsabile Energia di Fratelli d’Italia e autore di un emendamento al dl Bollette (giudicato inammissibile) che avrebbe rinviato il tutto a fine ottobre.

Come funziona la polizza

L’obbligo di polizza catastrofale, che comprende i danni a terreni, fabbricati, impianti e macchinari (non alle merci), riguarderà tutte le aziende – sia italiane che straniere – con una sede operativa in Italia. Sono quindi incluse le micro e piccole imprese come bar, negozi e attività alberghiere, che rappresentano il 90 per cento delle aziende italiane. La normativa impone la copertura per eventi quali terremoti, frane e alluvioni, ma non comprende altri fenomeni come grandine o trombe d’aria, per cui andranno sottoscritte garanzie aggiuntive.

A introdurre l’obbligatorietà è stata la legge di Bilancio 2024, la prima firmata dal governo Meloni. Le imprese avrebbero dovuto adeguarsi entro il 31 dicembre scorso, data che il decreto Milleproroghe ha poi prorogato ad oggi. Ma il decreto attuativo con i dettagli è stato pubblicato solo a fine febbraio e il testo non ha fatto luce sulle relative sanzioni. Le critiche delle aziende si riferiscono soprattutto al fatto che mancherebbero criteri univoci per la definizione delle polizze, rendendo impossibile il confronto tra le proposte delle compagnie.

Il costo della polizza varia in base al rischio: vengono valutati la pericolosità del territorio, le caratteristiche dei beni assicurati e le misure di prevenzione adottate nella costruzione. «La ratio della legge è condivisibile ma così com’è rischia di creare problemi alle attività in zone svantaggiate, oltre a quelle che non sono esposte a rischio sismico e idrogeologico, che devono assicurarsi comunque», dice Zucconi a Domani. «Attività che magari sono esposte a eventi climatici non obbligatori da coprire e che sono penalizzate dalla norma».

Costi troppo alti?

Ma quanto costa assicurarsi contro le calamità naturali? Secondo le stime più ottimistiche, il premio medio per una Cat Nat si aggira sui 200 euro all’anno per le piccole e medie imprese e non arriva a 100 euro per i negozi. Cifre più alte le ha fornite Confartigianato, per cui un piccolo esercizio commerciale arriverebbe a spendere tra i 400 e i 500 euro l’anno, mentre uno medio fino a 10mila euro. Alla base di numeri così diversi c’è il fatto che la media non tiene conto delle differenze di rischio (e quindi di premio) tra zone diverse.

Un’indagine di Facile.it ha poi simulato il costo dei premi annuali per vari tipi di attività in tre città campione. Nel caso di un ristorante del valore di 400mila euro, il premio è di 343 euro a Milano, 401 euro a Roma e 469 euro a Palermo; per un hotel del valore di un milione e mezzo si passa dai 703 euro di Milano agli oltre mille di Palermo. Se un’attività assicura somme pari a due milioni e mezzo, ha invece calcolato il Corriere, il costo annuo varia dai 458 euro di Cagliari agli 898 di Milano, ma può arrivare a 4.400 euro in zone ad alto rischio.

Tra sanzioni e incentivi

L’aspetto più problematico della norma è che per ora non prevede sanzioni per le imprese che non si adeguano. Ciò riduce di molto l’efficacia della misura dato che indebolisce il meccanismo di mutualizzazione, che permetterebbe di rendere sostenibile il costo dei premi. Così si crea un circolo vizioso: le aziende delle zone a basso rischio sono poco inclini ad assicurarsi, le polizze coprono una platea ristretta e i costi per le aziende restano alti.

D’altra parte, non sono neanche previsti incentivi per chi decide di assicurarsi, come invece accade in altri paesi europei in cui è in vigore l’obbligo. «Considerando le ingenti entrate che queste polizze generano anche per lo stato – aggiunge ancora Zucconi – sarebbe opportuno prevedere una riduzione dell’aliquota fiscale per le zone a rischio, in modo da incentivarne l’attivazione là dove è più necessaria».

Un ultimo punto critico riguarda poi il fatto che l’imprenditore dovrà assumersi il costo dell’assicurazione anche se esercita l’attività in un fabbricato preso in affitto, ma a beneficiare della copertura sarà il proprietario dell’immobile. «C’è un forte squilibrio tra locatario e locatore, con il primo che paga il premio e il secondo che percepisce l’indennizzo. È una vera ingiustizia per le piccole e medie imprese che operano nel turismo, nel commercio e nel settore dei servizi», notano da Confesercenti.

Un tavolo di monitoraggio

Intanto il 31 marzo il ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, ha ricevuto le parti interessate. Per conto delle assicurazioni, all’incontro a palazzo Piacentini hanno partecipato i vertici di Ania e Ivass (l’autorità che vigila sul settore), mentre le aziende sono state rappresentate da varie sigle, da Confindustria e Confcommercio fino a Federdistribuzione. Tutti uniti nel ricordare le criticità che l’ultima proroga non ha cancellato.

Secondo Marco Granelli, presidente di Confartigianato, «dai prossimi tavoli al Mimit dovranno uscire regole chiare e aggiustamenti per il futuro». A partire da nuovi incentivi per i sottoscrittori delle polizze, speculari a quelli che sarebbero tolti a chi si rifiuterà di aderire. I tempi per un intervento sono più stretti di quanto appaia: tre mesi passano in fretta ed è un attimo risvegliarsi a giugno con l’ennesimo rinvio. Una tentazione forte per le imprese e anche per la politica.

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