«Partiamo da un presupposto fondamentale: il concetto di famiglia è profondamente cambiato. Negli ultimi anni, infatti, sono intervenute modifiche normative, pronunce giurisprudenziali e numerose sentenze della Corte Costituzionale che ne hanno ampliato e ridefinito i confini».
Lo ha dichiarato Giannicola Paladino, giudice della sezione Lavoro del Tribunale Napoli Nord, intervenuto al forum dal titolo “Il rapporto di lavoro tra familiari: sfide, opportunità e limiti” organizzato dall’Ordine dei dottori commercialisti ed esperti contabili di Napoli, presieduto da Eraldo Turi, svoltosi presso la sede dell’Ordine al Centro Direzionale.
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«Tutto ciò ha reso necessarie maggiori tutele, soprattutto per quanto riguarda il rischio di abusi e le problematiche legate al mondo del lavoro – ha dichiarato Paladino – come la contribuzione previdenziale e la salvaguardia dei diritti dei singoli lavoratori. Si tratta di un tema particolarmente delicato nel nostro ordinamento.
In questo contesto, il ruolo dei commercialisti è fondamentale: grazie alle loro competenze, essi rappresentano un punto di raccordo tra le difficoltà dei cittadini e l’azione degli organi amministrativi, degli enti e del sistema giudiziario».
Nel corso del dibattito, introdotto da Bruno Anastasio (presidente della Commissione lavoro e previdenza dell’ordine partenopeo) e moderato da Giuseppe Di Meglio (componente della commissione lavoro), Angela Labattaglia, vicepresidente dell’Odcec di Napoli, ha sottolineato che «il rapporto di lavoro tra familiari è un tema estremamente delicato. La questione centrale riguarda il ruolo che il parente può assumere all’interno dell’azienda: non solo come persona di fiducia, ma anche come figura dotata di esperienza e con obiettivi comuni a quelli dell’imprenditore. La criticità principale è rappresentata dal riconoscimento formale del rapporto di lavoro, che non sempre gli enti previdenziali riescono ad accertare. Per questo motivo, l’imprenditore deve mettere da parte il ruolo di familiare e assumere pienamente quello di datore di lavoro, stabilendo con i parenti le stesse regole e dinamiche che adotterebbe con qualsiasi altro dipendente. Si tratta, in definitiva, di riconoscere ruoli e regole ben definiti e di attenersi alle direttive tipiche di un rapporto di lavoro subordinato».
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Sulla necessità di fare chiarezza sul tema è intervenuto Giuseppe Cantisano, capo ispettorato del lavoro di Napoli: «Il lavoro tra familiari, che può essere ricondotto nell’ambito dei rapporti associativi, necessita di una disciplina chiara e ben definita. Su questo tema, infatti, c’è ancora molta confusione, ed è fondamentale fare chiarezza. L’impresa familiare è regolata dal nostro Codice civile, così come riformato dalla legge del 1975, e anche l’Ispettorato Nazionale del Lavoro ha fornito indicazioni su come inquadrare correttamente i propri congiunti all’interno di un’azienda familiare. Il ruolo dei commercialisti è quello di supportare e promuovere la legalità: i professionisti, in qualità di ausiliari della legalità insieme alle pubbliche amministrazioni preposte alla vigilanza, devono collaborare affinché i rapporti di lavoro siano sempre più regolari e trasparenti».
Il ruolo dell’Inps è stato illustrato da Gianfrancesco Tedeschi, dirigente Inps filiale metropolitana Napoli Vomero: «Si tratta di una tematica complessa e delicata, che, come Istituto, affrontiamo nel modo più imparziale e trasparente possibile. Richiede una forte sinergia nelle attività istruttorie, sia nei confronti del contribuente sia verso interlocutori qualificati come l’Ordine dei commercialisti, con cui è fondamentale instaurare una collaborazione profonda e competente. L’attività istruttoria viene svolta sia sul piano documentale e amministrativo, sia attraverso l’uso delle innovazioni tecnologiche derivanti dall’integrazione dei dati informatici nei sistemi dell’Inps. Tuttavia, questi dati talvolta possono non corrispondere pienamente alla realtà. Proprio per questo motivo cerchiamo di attivare sinergie efficaci attraverso incontri periodici con l’Ordine, volti ad affrontare in maniera congiunta e condivisa le tematiche più critiche, come quella del rapporto di lavoro tra familiari. Un ambito, quest’ultimo, che risente ancora oggi di un’impostazione dottrinale e giurisprudenziale non sempre favorevole o inclusiva nei confronti del contribuente».
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Tentare di anticipare i problemi è la cosa più importante per Giuseppe Fontanarosa, avvocato giuslavorista: «Lavorare in famiglia, se vengono rispettati i parametri previsti dalla normativa, può consentire di evitare spiacevoli equivoci con gli Enti e permettere ai familiari di operare serenamente all’interno della stessa realtà aziendale. I commercialisti, consulenti per eccellenza, svolgono in questo contesto un ruolo fondamentale. Una pre-analisi attenta della situazione reale, unita all’utilizzo di strumenti come la certificazione del contratto tra familiari, può risultare molto utile per valutare se il rapporto di lavoro è conforme alla normativa vigente e alla giurisprudenza. Un ulteriore elemento di rilievo è la possibilità, in caso di accertamento o verbale da parte delle strutture di controllo, di ricorrere attraverso un’azione di accertamento negativo. Questo consente, davanti al magistrato e prima di un’eventuale azione esecutiva, di verificare se il credito sia effettivamente esistente, reale e dovuto».
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