Beko, firmato l’accordo: 1.284 esuberi e impegno a usare gli ammortizzatori


SIENA. La firma sull’accordo per la risoluzione della vertenza Beko Europe, la trattativa chiave per il futuro dell’elettrodomestico italiano, è arrivata alle 20 al tavolo del Ministero delle Imprese e del Made in Italy. Un confronto serrato andato avanti da cinque mesi, che ha riguardato oltre 4.500 dipendenti di Beko (joint venture europea nata dall’accordo tra i turchi di Arcelik al 75% e gli americani di Whirlpool al 25%) e cinque stabilimenti produttivi in Italia (2 nelle Marche, a Fabriano e Comunanza, un grande polo con tre linee di produzione in Lombardia, a Cassinetta vicino Varese, uno a Siena in Toscana e l’ultimo in Campania, a Carinaro in provincia di Caserta). Si era partiti a dicembre con 1.936 esuberi e due stabilimenti e mezzo da chiudere, l’epilogo è stato meno pesante, e si è evitato il rischio di una ‘macelleria sociale’. Anche per merito di una missione in Turchia, nel quartier generale di Arcelik, del ministro per le imprese e made in Italy Adolfo Urso. «Invitalia acquisterà lo stabilimento di Siena, che non è di proprietà di Beko, e assieme al Comune di Siena e alla Regione, con l’aiuto dell’advisor Sernet, darà un forte impulso alla reindustrializzazione. Un risultato positivo e per certi versi insperato – ha rivelato il ministro Urso in Parlamento pochi giorni fa -. Il Governo si impegna a salvaguardare i lavoratori Beko con misure di sostegno al reddito fino al 2027. Questa è politica industriale, questa è tutela del lavoro».

«L’Italia è sempre stata un pilastro strategico per le nostre attività globali e l’accordo di oggi segna un passo decisivo per il futuro del nostro Gruppo nel Paese – ha commentato Fatih Ebiçlioğlu, Presidente di Beko Europe -. Questo risultato riflette l’importanza di un dialogo aperto e del rispetto reciproco tra istituzioni, sindacati e aziende». «Questo accordo consente a Beko Europe di mantenere le sue attività nel medio-lungo termine, preservando al contempo il know-how e la tradizione produttiva del Made in Italy – ha dichiarato Ragıp Balcıoğlu, CEO di Beko Europe -. Allo stesso tempo, dovremo rimanere estremamente vigili, poiché l’industria degli elettrodomestici in Europa è sottoposta a crescenti pressioni a causa dell’escalation delle guerre tariffarie, della concorrenza globale sleale e dell’aumento dei costi».

Il nodo Siena era il più spinoso da sciogliere per trovare l’intesa tra Beko Europe e sindacati. La mossa di Invitalia e il protocollo firmato con il Comune hanno fissato paletti e tappe della possibile reindustrializzazione. Lo stabilimento era stato venduto da Whirlpool nel 2008 all’Immobiliare Sansedoni, società del mattone all’epoca emanazione della Fondazione Monte dei Paschi, per 28 milioni di euro. Poi Whirlpool stipulò un contratto d’affitto, l’ultimo canone pagato è di 1 milione e 700 mila euro l’anno. Toccherà a Sernet selezionare le manifestazioni di interesse di eventuali nuovi partner industriali. Di sicuro, dal 31 dicembre 2025 lo stabilimento di viale Toselli cesserà la produzione di congelatori, almeno di quelli con il brand Beko.

L’accordo siglato con i sindacati, che nei giorni scorsi lo hanno sottoposto al referendum dei lavoratori, ottenendo un sì a larghissima maggioranza, prevede la cassa integrazione a zero ore per 2 anni che partirà tra qualche settimana. Aumentati anche gli incentivi ai dipendenti pronti a lasciare Beko e in cerca di altri posti di lavoro. L’azienda ha aumentato gli importi per gli over 50 non pensionabili, proponendo un massimo di 90mila euro. Infine gli esuberi ridotti, alla luce di nuovi prodotti programmati negli stabilimenti italiani, grazie a 300 milioni di investimenti promessi da Beko Europe al tavolo ministeriale: previsti 1.284 esuberi, di cui 500 ricercatori e amministrativi (inizialmente i colletti bianchi da tagliare erano 670), 312 dipendenti a Cassinetta, 64 a Melano, 80 a Comunanza, 40 a Carinaro e 288 a Siena. Una buona parte di questi ultimi però spera nella reindustrializzazione.



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