Gli autori cercano di capire quali siano le ragioni dietro l’espansione della capacità produttiva e la riduzione dei prezzi nei vari paesi africani. Per esempio: sono i miglioramenti tecnologici a ridurre i costi di produzione? È l’aumento della concorrenza che costringe le aziende a ridurre i margini? I prezzi più bassi sono forse il risultato di comportamenti anticoncorrenziali o di cartelli tra le poche aziende presenti? O sono le barriere normative a rendere difficile l’apertura di nuove imprese cementiere in molti paesi africani? Magari regole governative o la corruzione hanno tenuto alti i prezzi del cemento? Gli autori scrivono:
Contrariamente a quanto si crede, le nostre stime mostrano che il cemento non era più costoso in Africa a causa di comportamenti anticoncorrenziali o di alte barriere all’ingresso (ad esempio dovute alla corruzione). Invece, la ridotta dimensione di molti mercati nazionali limitava la concorrenza e permetteva agli operatori già presenti di mantenere margini più elevati. In linea con questa visione, si è verificato un rapido ingresso di nuovi operatori e un calo dei costi marginali in Africa in un periodo di forte crescita economica. … I nostri risultati hanno implicazioni per le politiche pubbliche, in particolare per i programmi di lunga data volti a ridurre le barriere all’ingresso e ad aumentare la concorrenza nei paesi a basso e medio reddito. … I nostri risultati mettono in discussione l’ipotesi che in un settore come quello del cemento tali politiche possano avere un impatto sostanziale sui margini e sui prezzi.
In breve, la vicenda del cemento in Africa è una storia di fondamentali economici legati a un prodotto dalle caratteristiche particolari in un’economia in crescita. […]
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