Unimpresa, il tax credit ha avuto impatti positivi sull’economia del Sud


Il credito d’imposta per gli investimenti nel Mezzogiorno ha avuto un impatto positivo e misurabile sull’economia del Sud Italia nel periodo 2016-2020. Ogni euro di agevolazione fiscale ha attivato 1,1 euro di investimenti privati, con un totale di quasi 1,3 miliardi di euro di investimenti aggiuntivi generati a fronte di 1,2 miliardi di credito d’imposta effettivamente utilizzati dalle imprese. Il beneficio, secondo l’analisi pubblicata dal centro studi di Unimpresa, si è concentrato soprattutto tra le imprese più piccole e nei settori dei servizi, mentre l’efficacia è risultata nulla per le grandi imprese e in ambito industriale.

Entrando nel dettaglio, l’analisi si è concentrata sulla valutazione dell’efficacia del credito d’imposta per gli investimenti nel Mezzogiorno,introdotto con la legge 208 del 2015 e prorogato fino al 2020. Parliamo delle norme volte a promuovere investimenti materiali, occupazione e performance economica delle imprese.

E dunque, a fronte di un sostegno pubblico complessivo pari a circa 1,2 miliardi di euro, le imprese beneficiarie hanno generato investimenti aggiuntivi per quasi 1,3 miliardi, con un moltiplicatore pari a 1,1.

Si tratta di una dinamica che «conferma la validità degli incentivi automatici, semplici nell’accesso e generalizzati nel meccanismo, come leva di politica economica nelle aree meno sviluppate del Paese», si legge dallo studio.

L’impatto positivo si è manifestato soprattutto nel triennio 2018-2020, periodo in cui si è registrato un utilizzo più intenso dello strumento da parte delle imprese, mentre nel biennio iniziale 2016-2017 i risultati sono stati più contenuti, anche a causa della fisiologica lentezza nell’avvio degli investimenti. Le imprese che non avevano accesso ad altri incentivi fiscali – come super e iper-ammortamento o Nuova Sabatini – hanno mostrato una maggiore reattività, segno che la misura ha effettivamente attratto risorse fresche in assenza di sovrapposizione con altri strumenti.

Non emergono invece segnali apprezzabili sulla produttività del lavoro, a conferma del fatto che gli investimenti incentivati hanno riguardato prevalentemente il rinnovo del capitale fisico, ma non sono stati sufficienti, da soli, a determinare un salto di qualità nei processi produttivi.

Nessun effetto differenziale significativo è stato riscontrato in relazione alla maggiorazione prevista per le Zone economiche speciali, un aspetto che solleva interrogativi sulla reale efficacia di incentivi territoriali molto circoscritti e sulla loro capacità di attrarre investimenti aggiuntivi rispetto a quelli già indotti dalla misura base.

«Solo il 20% delle imprese potenzialmente eleggibili ha effettivamente fruito del credito d’imposta, segnale di un limite nella diffusione dello strumento che andrebbe superato attraverso meccanismi più accessibili, campagne informative e assistenza tecnica per le micro e piccole imprese», dichiara il direttore generale di Unimpresa, Mariagrazia Lupo Albore.

Il credito d’imposta per il Sud, pur con i suoi limiti, rappresenti «un modello da rafforzare e replicare, anche oltre la scadenza del regime agevolato, per promuovere uno sviluppo più equilibrato del sistema produttivo italiano», spiega lo studio che aggiunge anche come «in prospettiva, andrebbe favorita una maggiore integrazione tra incentivi fiscali e misure per l’innovazione tecnologica e digitale, affinché l’aumento degli investimenti non si traduca solo in un ammodernamento marginale degli impianti, ma contribuisca a una vera trasformazione strutturale dell’apparato produttivo meridionale».

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