crescita moderata, ma contrazione delle spese delle Pmi


L’Osservatorio TrendER evidenzia crescita moderata, ma preoccupante crollo degli investimenti e domanda estera in forte contrazione. Il settore tessile-moda in difficoltà

I dati presentati oggi all’evento “L’accento sull’impresa” dell’Osservatorio TrendER di CNA Emilia-Romagna delineano un quadro economico regionale con luci e ombre per le micro e piccole imprese emiliano-romagnole.

L’analisi statistica di CNA Emilia-Romagna, in collaborazione con ISTAT, è stata condotta sui bilanci di un campione di oltre 11.000 micro e piccole imprese fino a 19 dipendenti. Il 2024 ha registrato una crescita moderata dei ricavi totali (+1,3%), ma dietro questo dato apparentemente positivo si nascondono criticità che rischiano di compromettere la competitività del sistema imprenditoriale nei prossimi anni. L’analisi ha messo in luce marcate divergenze tra i diversi settori economici. Se il manifatturiero ha continuato la fase negativa con una flessione dei ricavi del -4,4%, i settori delle costruzioni (+2,8%) e dei servizi (+2,2%) hanno mostrato performance positive, con punte di eccellenza nell’edilizia (+5,7%) e nei servizi alla persona e alle famiglie (+5,6%).

Calo degli investimenti: un segnale di prudenza

Particolarmente negativo è il dato relativo agli investimenti: in calo dell’8,5% su base annua. Questa contrazione si è manifestata in tutti e quattro i trimestri dell’anno, con un calo particolarmente pronunciato nel settore manifatturiero (-31,0%). Paolo Cavini, presidente di CNA Emilia-Romagna, ha messo in evidenza come questa tendenza possa segnalare “un atteggiamento di prudenza o incertezza da parte delle imprese, con potenziali ripercussioni negative sulla competitività futura del sistema produttivo regionale”.

Settore tessile-moda in grave difficoltà

Il comparto tessile-abbigliamento-calzature risulta il più penalizzato, con una contrazione annua dei ricavi a due cifre (-13,3%). “Si tratta di un settore strategico per l’economia regionale che coinvolge circa 7.000 piccole e medie imprese nei mercati finali, in conto terzi e come subfornitori”, ha commentato il Presidente regionale CNA Emilia-Romagna.

Tavola rotonda: il confronto tra impresa e istituzioni

Momento centrale dell’evento è stata la tavola rotonda “L’accento sull’impresa”, moderata dalla giornalista Cristina Degliesposti de Il Resto del Carlino, che ha visto protagonisti Paolo Cavini, Presidente regionale CNA Emilia-Romagna e imprenditore, e Vincenzo Colla, Vicepresidente della Regione Emilia-Romagna.

Cavini ha evidenziato la necessità di un cambio di passo nelle politiche di sostegno alle micro e piccole imprese: “La riduzione degli investimenti rappresenta un elemento di preoccupazione per il futuro, in un contesto dove la burocrazia, il costo del denaro e l’incertezza geopolitica si fanno sentire. Le nostre imprese hanno bisogno di strumenti agili e accessibili per affrontare queste sfide”.

Colla ha condiviso queste preoccupazioni da una prospettiva istituzionale: “Siamo dentro a una crisi geopolitica che ridisegna i perimetri geografici e diventa una crisi geoeconomica. La mia preoccupazione è che vedo un degrado geovaloriale: in occidente si sta mettendo in crisi la democrazia liberale. Se, infatti, vengono imposti i dazi alla Cina, ci saranno delle forti conseguenze in Europa e in Italia”.

Domanda estera in forte contrazione Un altro dato critico emerso dall’analisi è la significativa flessione della domanda estera (-9,5%), che ha colpito in particolar modo le imprese più orientate all’export. “Dobbiamo rendere maggiormente efficaci le riunioni del Comitato Export per l’Internazionalizzazione e avviare tavoli tematici settoriali per sviluppare relazioni commerciali con paesi strategici”, ha proposto Cavini sul tema dell’internazionalizzazione, evidenziando soluzioni concrete per affrontare questa contrazione.

Roberta Palmieri, dirigente Istat – Ufficio territoriale Nord Est, ha contestualizzato la situazione attuale in una prospettiva storica: “Dal 2008 a oggi ci sono stati alcuni momenti di forte shock economico con impatti sulle nostre imprese. Intanto il periodo della grande recessione dal 2006 al 2012, a luglio 2011 la crisi dello spread, a maggio 2012 il sisma qui in Emilia-Romagna, nel 2020 la pandemia, nel 2022 l’inizio della guerra russo-ucraina, fino al 2023 e ottobre del 2024 le alluvioni”. In Emilia-Romagna si registrano dei segnali positivi come “la buona performance dei settori delle costruzioni e dei servizi, la tenuta della domanda interna (+1,7%) e la dinamica positiva in diverse province, con punte di eccellenza”, spiega la ricercatrice Istat Chiara Capogrossi. Ma ci sono anche diverse criticità come “la persistente debolezza del settore manifatturiero (-4,4%), l’interruzione della crescita delle spese per retribuzioni dopo 15 trimestri positivi”.

A completare il quadro economico regionale, Pietro Raffa, direttore Banca d’Italia – sede di Bologna, ha offerto un’analisi sulla situazione creditizia: “Siamo in presenza di una domanda debole di credito da parte delle imprese anche in quei settori in cui i ricavi sono positivi. Si registra, infatti, un decremento per le imprese, con meno 3,5% rispetto al 2023. La contrazione maggiore riguarda il comparto della manifattura, dati in coerenza con la contrazione di tutte le voci di spesa per le PMI come dimostrato dall’analisi TrendER”.

Durante l’evento è emersa la necessità di rafforzare le politiche di sostegno all’internazionalizzazione come risposta alla preoccupante contrazione della domanda estera, e di introdurre misure regionali specifiche a sostegno degli investimenti produttivi delle imprese, in grado di bilanciare la diminuzione delle intensità di aiuto previste a livello nazionale.

Notizia in aggiornamento





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