SLITTA probabilmente di qualche settimana l’approvazione della delega al governo per la nuova disciplina dell’impresa sociale. Nel consiglio dei ministri di ieri era in programma l’esame preliminare della bozza stesa nelle scorse settimane dal ministero del welfare con il contributo tra gli altri del Forum del terzo settore. Ci si attendeva un sostanziale via libera e invece è arrivata la doccia fredda dal ministero della giustizia. Il sottosegretario Vietti ha fatto sapere che il testo dovrà essere approfondito dai tecnici di via Arenula per i diversi aspetti che vanno a toccare il codice civile. Una comunicazione giudicata un po’ tardiva, dato che la giustizia era stata sollecitata più volte a pronunciarsi.
Il timore è ora che la vicenda finisca per “incartarsi”, come dice Edo Patriarca, uno dei portavoce del Forum. E’ risaputo infatti che i tempi burocratici di questi esami giuridici possono essere anche molto lunghi.
Un altro interrogativo riguarda però il peso che le prese di posizione contrarie alla riforma possono aver esercitato sul rinvio. Nei giorni scorsi alcune categorie produttive “profit” si sarebbero mobilitate per fermare il testo proposto. Tra queste, la Confartigianato aveva pubblicamente espresso timori che “con l’impresa sociale venisse costituita una sorta di ‘zona franca’ a favore di soggetti operanti nel terzo settore e nel sociale, consentendo loro di avviare attività economiche a scopo di lucro, in condizioni di particolare vantaggio competitivo (come, ad esempio, la possibilità di utilizzare manodopera volontaria e particolari agevolazioni fiscali) negli stessi ambiti di attività delle imprese artigiane, delle piccole e medie imprese e delle imprese commerciali”. Questo il testo della dichiarazione del presidente Luciano Petracchi, secondo il quale “le imprese sociali inquinerebbero il mercato in molti settori produttivi, come ad esempio il trasporto di persone (scuolabus ecc.), la ristorazione collettiva, il settore delle pulizie e delle manutenzioni, la piccola distribuzione alimentare”.
“E’ un timore che fa sorridere, non sanno nemmeno di che cosa parlano”, è oggi la risposta di Patriarca, la cui sensazione è effettivamente quella che “su questo settore si stia muovendo una grossa lobby che cerca di impedire l’approvazione soprattutto degli sgravi fiscali e di altre agevolazioni, cioè di quei vantaggi che servono ad aiutare le imprese sociali, cioè qualcosa di molto diverso da una normale azienda profit”.
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