Il futuro degli smart building è nelle competenze qualificate


L’attenzione a sostenibilità e digitalizzazione degli edifici traina il mercato degli smart building e la relativa filiera, mentre resta da affrontare un’urgenza di natura umana, più che tecnologica, che riguarda il gap di competenze qualificate green e smart.

Lo conferma una recente analisi della Community Smart Building di The European House – Ambrosetti (Teha). Alle potenzialità del settore, cruciale per la transizione ecologica del patrimonio immobiliare italiano, si associano sfide che ne possono ostacolare la piena realizzazione.

Quanto lavoro e quali competenze qualificate per gli smart building?

La filiera estesa degli smart building in Italia rappresenta già una realtà economica di rilievo. Parliamo di 174 miliardi di euro di fatturato e 38 miliardi di euro di valore aggiunto, con circa 515.000 addetti. Ma il dato più interessante riguarda le prospettive future: secondo lo studio, il settore potrebbe generare ulteriori 200.000 nuovi posti di lavoro altamente qualificati entro il 2030.

I quali riguarderanno prevalentemente figure specializzate:

  • 124.000 operatori specializzati: idraulici, elettricisti, muratori, serramentisti,
  • 54.000 installatori di sistemi avanzati: HVAC, domotica, automazione, fotovoltaico,
  • 14.000 tecnici esperti in manutenzione, cybersecurity e integrazione di sistemi,
  • 11.000 ingegneri: elettronici, energetici, informatici,
  • 10.000 progettisti: architetti, geometri, designer d’interni.

Anche il settore delle vendite vedrà un’evoluzione significativa. Sempre più richiederà personale capace di comunicare efficacemente il valore delle soluzioni smart ed efficienti ai consumatori.

La transizione green & digital è una necessità

La spinta green del settore edilizio non è solo una questione di mercato, ma anche una necessità dettata dalle normative europee. Entro due anni l’Italia dovrà recepire la direttiva Case Green e i suoi ambiziosi obiettivi di riduzione dei consumi energetici e delle emissioni di CO₂ negli edifici.

“Gli smart building rappresentano un’importante opportunità per generare occupazione nel settore edilizio e, al contempo, contribuire alla decarbonizzazione del comparto – spiega Benedetta Brioschi, partner e responsabile Community Smart Building di Teha Group -. Tuttavia, esiste un forte gap da colmare in termini di competenze qualificate degli operatori del settore. Per affrontare questa sfida, sarà fondamentale investire in politiche di upskilling e reskilling, potenziare l’offerta formativa nelle scuole e rafforzare la collaborazione con le ITS Academy. Solo così potremo creare le professionalità necessarie a supportare la transizione del patrimonio immobiliare italiano”.

Il paradosso delle competenze: domanda alta, offerta scarsa

Nonostante le prospettive occupazionali positive, dunque, c’è preoccupazione in tema di “capitale umano”. L’83,7% delle posizioni aperte nel settore richiede competenze qualificate sia per la sostenibilità sia per la digitalizzazione. Eppure, nel 57,6% dei casi le imprese non riescono a trovare candidati adeguati. Un gap aggravato dalle attuali caratteristiche della forza lavoro dell’edilizia. Ovvero, un basso livello di istruzione, dato che il 54% degli addetti ha solo la licenza media e il 7% nessun titolo di studio. E anche un’età mediamente elevata, con il 62% tra i 35 e i 54 anni e il 18% oltre i 55 anni. Solo il 20% degli occupati ha tra i 15 e i 34 anni, evidenziando anche il problema del ricambio generazionale.

Quali profili servono oggi per la necessaria evoluzione degli smart building? Soprattutto ingegneri (60%), progettisti (50%), installatori (40%) e tecnici (40%). Insieme a figure emergenti come system integrator e programmatori IoT, nel 20% delle risposte. Tuttavia, reperire queste professionalità si sta rivelando molto difficile.

Formazione come risposta strategica

L’unica via, secondo i partner della Community Smart Building, è spingere sulla formazione. E in particolare sul ruolo strategico delle ITS Academy (Istituti Tecnologici Superiori). Un modello che si sta dimostrando efficace: tra 2015 e 2024 il sistema ha maturato 147 istituti, 46.616 studenti e oltre 1.800 percorsi formativi. Supportati da 2.422 imprese e 226 associazioni. Va considerato, in particolare, che l’87% dei diplomati trova lavoro entro un anno. Tra questi, il 93,8% fa il suo ingresso in un’area coerente con il proprio percorso di studi.

Le aziende stanno inoltre investendo in programmi formativi che coinvolgono oltre 25.000 professionisti ogni anno, tra installatori e tecnici post vendita. Iniziative che si concentrano sull’aggiornamento delle competenze, in particolare sull’efficientamento energetico degli edifici e sul massimo rendimento delle soluzioni di riscaldamento. Proprio per vincere la sfida delle competenze qualificate, le aziende della Community hanno unito le forze avviando un percorso per sperimentare e consolidare nuovi corsi ITS espressamente dedicati agli edifici intelligenti.



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