Attenti alle banche italiane, cosa può succedere con i dazi di Trump


Fino a che punto le banche italiane riusciranno a rimanere solide, con l’economia italiana che si appresta a essere colpita dai dazi decisi dall’amministrazione di Donald Trump?

Il settore bancario italiano ha davvero gli strumenti per reggere l’onda d’urto provocata dalle tariffe di Trump, messe per ora in pausa, ma comunque in arrivo?

Alert Bankitalia su banche italiane, cosa rischiano con i dazi di Trump

Una risposta a questa domanda che sicuramente si staranno facendo in primis i vertici delle dirette interessate è stata data dalla Banca d’Italia, che ha appena pubblicato il primo numero del 2025 del Rapporto sulla stabilità finanziaria, facendo il punto su quanto è successo finora e cercando di prevedere cosa potrebbe accadere in un futuro non troppo lontano, all’economia italiana, al sistema bancario e finanziario del Paese.

Non è certo di buon auspicio il seguente avvertimento: “ Un forte aumento delle restrizioni commerciali tra paesi potrebbe determinare un deterioramento della qualità del credito ”.

Bankitalia agita dunque quel rischio di cui già da un po’ si parla, almeno da quando, nel Liberation Day dello scorso 2 aprile 2025, dal presidente Donald Trump in persona è arrivato l’annuncio dei dazi reciproci, inflitti praticamente contro tutto il mondo.

Vero che “la qualità complessiva degli attivi bancari è rimasta sostanzialmente stabile nella seconda metà del 2024” e che, “in particolare, nel quarto trimestre il tasso di deterioramento era pari all’1,4 per cento, rispetto all’1,6 nel secondo trimestre”.

Vero anche che “ l’incidenza dei crediti deteriorati sul totale dei finanziamenti (non-performing loans ratio, NPL ratio) nella seconda metà del 2024 è risultata stabile rispetto al semestre precedente (1,5 per cento al netto delle rettifiche” e che “il valore dell’indicatore per i gruppi significativi italiani (1,1 per cento) si conferma in linea con quello medio degli intermediari soggetti alla supervisione diretta della Banca centrale europea”.

Tutto, a fronte di una posizione in cui versano le banche italiane, complice anche l’elevato livello di patrimonializzazione, che è senza alcun dubbio “ più robusta rispetto al passato, anche grazie alla riserva di capitale per il rischio sistemico introdotta lo scorso anno ”, dalla stessa Banca d’Italia.

Banche italiane alle prese anche con fine TLTRO e tassi BCE più bassi

All’interrogativo su come stanno davvero le banche italiane, Via Nazionale dà infatti la seguente risposta:

Le condizioni del sistema bancario italiano si mantengono buone, sebbene si continui a osservare qualche segnale di peggioramento della qualità dei prestiti alle imprese. La redditività e il livello di patrimonializzazione permangono su livelli molto elevati e la situazione di liquidità rimane equilibrata, anche dopo la scadenza delle operazioni mirate di rifinanziamento a più lungo termine (Targeted Longer-Term Refinancing Operations, TLTRO) ”, ovvero anche dopo che le banche italiane, così come quelle dell’area euro, si sono ritrovate costrette a rimborsare alla BCE i prestiti a tassi agevolati che avevano ricevuto dall’istituzione.

E “tuttavia l’incerto quadro macroeconomico aumenta il rischio di un più marcato deterioramento della qualità dei prestiti ”.

Proprio questo rischio è stato scontato da Piazza Affari, nei giorni immediatamente successivi all’annuncio dei dazi di Trump che hanno visto l’azionario globale assediato dalla furia dei sell, come ha dimostrato il crollo, soprattutto, delle azioni delle banche italiane.

I titoli hanno pagato proprio il pericolo di un rialzo degli NPL, dunque dei crediti deteriorati, che sarebbe inevitabilmente più alto se le tariffe USA finissero per scatenare una recessione nel mondo e in Europa: in quella situazione, famiglie e imprese si ritroverebbero a soffrire infatti una situazione di difficoltà finanziaria tale da rendere più difficile, in alcuni casi, se non impossibile, la restituzione dei prestiti precedentemente erogati a loro favore dagli istituti di credito. E la mancata restituzione dei prestiti inevitabilmente andrebbe a erodere i bilanci delle banche, traducendosi in perdite sui crediti.


Le stime di Bankitalia sul tasso di deterioramento dei prestiti alle imprese

Bankitalia stima a tal proposito, in linea con lo scenario macroeconomico pubblicato, che “ il tasso di deterioramento dei prestiti alle imprese erogati dalle banche italiane si collocherebbe al 2,4 per cento in media nell’anno in corso e al 2,5 nel 2026, guidato da una diminuzione della redditività delle imprese e da un peggioramento del quadro macroeconomico rispetto al recente passato ”.

Per le famiglie, il tasso di deterioramento rimarrebbe invece sostanzialmente invariato allo 0,9 per cento: fermo restando, ha precisato Palazzo Koch, che queste stesse previsioni sono caratterizzate da un elevato grado di incertezza, dal momento che non si conosce ancora il danno definitivo che i dazi di Trump infliggeranno all’economia dell’Eurozona.

Non solo. La Banca d’Italia lancia anche un avvertimento sugli effetti che i tagli dei tassi di interesse dell’area euro – che saranno, secondo le previsioni degli analisti ed economisti, ancora varati dalla BCE di Christine Lagarde – avranno sulla redditività delle banche italiane:

“In prospettiva, inoltre, la graduale riduzione del margine di interesse connessa con l’allentamento della politica monetaria dovrebbe riflettersi negativamente sulla redditività, anche se l’effetto potrebbe in parte essere compensato dalla ripresa delle commissioni”.

Un avvertimento, quest’ultimo, che diversi analisti hanno già lanciato da tempo e che è attuale più che mai, in vista della carrellata di trimestrali che saranno annunciate a partire dalla prossima settimana dalle Big del settore quotate a Piazza Affari.

Altro neo messo in evidenza dal Rapporto sulla Stabilità finanziaria firmato da Bankitalia è che proprio nel mese di aprile, “a seguito delle turbolenze finanziarie causate dall’annuncio dei dazi statunitensi, il rapporto medio tra il valore di mercato e quello contabile (price-to-book ratio) delle maggiori banche quotate è diminuito, pur confermandosi su un livello superiore a quello dei principali intermediari dell’area dell’euro”.

Come se non bastasse, “si è osservato anche un peggioramento dei premi sui credit default swap (CDS) dei primari gruppi bancari italiani ” che, in questo caso, sono stati interessati da rialzi in “misura analoga a quelli delle maggiori banche europee”.

Rimane di conforto il fatto che “ le attese sulla redditività, seppure in calo, rimangono elevate ”.


Trimestrali banche italiane, calendario e previsioni per le Big di Piazza Affari

Banche italiane più esposte a settori più vulnerabili a dazi Trump rispetto all’area euro

In questo contesto, a fronte di un tasso di deterioramento dei prestiti delle banche stimato, Bankitalia è andata oltre, pubblicando una analisi sull’esposizione del sistema bancario dell’area dell’euro a un rialzo uniforme dei dazi di 25 punti percentuali su tutte le importazioni statunitensi di merci provenienti dall’Unione europea”.

L’analisi “L’esposizione del sistema bancario dell’area euro ai settori più vulnerabili ai dazi statunitensi” ha stimato “ il possibile calo dei ricavi a livello di settore di appartenenza delle imprese e di Paese, considerando sia l’effetto diretto delle minori esportazioni verso gli Stati Uniti, sia quello indiretto legato alle interdipendenze tra settori”.

Ne è emerso che “le banche dell’area mostrano un’esposizione complessivamente contenuta ai settori potenzialmente più penalizzati dai dazi statunitensi”: di fatto, più del 70% del credito alle imprese si rivolge a “settori per i quali il calo dei ricavi stimato è inferiore all’1 per cento, mentre la quota verso quelli con riduzioni stimate superiori al 3 per cento è limitata”.

Nel caso specifico delle banche italiane l’esposizione è tuttavia “relativamente più alta rispetto alla media dell’area dell’euro”.

Diverse sono d’altronde le aziende italiane che esportano verso gli Stati Uniti così come diversi sono i prestiti che le banche del Paese erogano in particolare alle aziende attive nei settori manifatturieri che verrebbero particolarmente colpiti dai dazi di Trump, “come quelli della produzione di prodotti alimentari, di macchinari e della metallurgia ”.

Nel caso di altri Paesi dove la presenza di aziende esportatrici che saranno penalizzate dai dazi di Trump è forte, le banche risultano “relativamente meno vulnerabili” rispetto alle banche italiane per un motivo ben preciso, ovvero in quanto nel portafoglio di prestiti alle imprese figurano soprattutto i prestiti al settore immobiliare, e non a favore di imprese che operano nei comparti colpiti dalle tariffe americane.

Citato il caso della Germania, dove circa “ un terzo dei finanziamenti alle aziende è erogato verso questo settore, mentre in Italia tale quota è di poco superiore a un decimo”.

In generale, considerando i sistemi bancari di diversi Paesi europei, dall’analisi pubblicata da Bankitalia risulta che la maggiore esposizione degli stessi ai settori più colpiti dai dazi di Trump rende più vulnerabili le banche italiane, irlandesi, slovene e tedesche.

La notizia confortante per le banche italiane è che l’analisi indica che la quota di prestiti alle aziende che subirebbero un calo dei ricavi superiore al 5% per effetto dei dazi di Trump – percentuale che “in passato ha segnalato possibili problemi di solvibilità delle imprese – sarebbe comunque contenuta (circa il 3 per cento) ”.

Lo spettro di una erosione della qualità degli attivi, a danno delle banche italiane, comunque rimane.


CET1 delle banche italiane, la classifica 2025



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