Ben 78 milioni di nuovi posti di lavoro entro il 2030, ma si rischia di perderne 92 milioni. Intervista esclusiva a Sam Grayling del WEF. «La digitalizzazione e gli sforzi per mitigare il cambiamento climatico si trasformeranno profondamente in molti settori. Adeguare le competenze è essenziale. Occorre collaborazione tra governi e imprese»
Siamo in un momento di cambiamenti epocali. Il Future of Jobs Report 2025 del World Economic Forum prevede una crescita netta di 78 milioni di posti di lavoro entro il 2030, ma anche il rischio di perdere 92 milioni di occupazioni, portando a una necessaria trasformazione del mercato del lavoro. In un contesto così liquido e difficilmente prevedibile come possono i governi e le aziende assicurarsi che questo aumento si traduca in opportunità accessibili per tutte le fasce della popolazione? Lo abbiamo chiesto a Sam Grayling, Insights Lead nel dipartimento Work, Wages and Job Creation del World Economic Forum, che ci ha offerto la sua visione sulle politiche pubbliche, l’innovazione educativa e l’upskilling da mettere in campo senza indugi per preparare la forza lavoro del futuro. «I sistemi di transizione professionale che facilitano la formazione e la mobilità sia all’interno della medesima azienda sia tra organizzazioni e settori possono aiutare i lavoratori ad acquisire le competenze necessarie per la forza lavoro del futuro. Ma – avverte l’esponente del WEF – serve dialogo tra governi e industria».
Leggi anche: Altro che rettilinei, oggi vita e lavoro sono pieni di tornanti. E allora come costruire il futuro?
Il report prevede un aumento netto di 78 milioni di posti di lavoro entro il 2030. Quali strategie potrebbero essere messe in atto dai governi per assicurare che questo aumento si traduca in opportunità accessibili a tutte le fasce della popolazione?
Oltre all’aumento netto di 78 milioni di posti di lavoro, ci si aspettano ulteriori cambiamenti nel mercato del lavoro, tra cui una modifica di quasi il 40% delle competenze principali dei lavoratori entro il 2030. I datori di lavoro auspicano che i governi contribuiscano a sviluppare il flusso di talenti fornendo programmi di reskilling/upskilling professionale, migliorando i sistemi educativi pubblici e finanziando iniziative di riqualificazione/aggiornamento delle competenze, che rappresentano le tre principali pratiche governative per migliorare la disponibilità di lavoratori aggiornati.
Con la proiezione che il 22% dei lavori sarà soggetto a cambiamenti significativi, quali settori sono quelli maggiormente a rischio e come possono reinventarsi?
I datori di lavoro desiderano che i governi siano partner attivi nello sviluppo di una pipeline di talenti ottimale. Ciò significa offrire finanziamenti a supporto di programmi di riqualificazione e aggiornamento delle competenze, promuovere iniziative specifiche in questo ambito e migliorare i sistemi educativi pubblici. Collaborando con l’industria e implementando queste politiche dove necessario, i governi possono contribuire a rendere la forza lavoro più preparata per il futuro. Ogni settore si aspetta cambiamenti significativi, tuttavia le cause di queste evoluzioni differiscono notevolmente.
Ci può fare qualche esempio?
Per esempio, sono tre le tendenze più dirompenti per le aziende che operano in Italia che avranno impatti molto diversi nei vari settori. L’ampliamento dell’accesso digitale è quella più trasformativa per i settori delle telecomunicazioni e dei servizi finanziari, con una trasformazione prevista rispettivamente per l’81% e il 79% delle aziende in questi ambiti. Inoltre, gli sforzi per mitigare il cambiamento climatico sono considerati i più trasformativi per i settori dell’automotive, dell’aerospazio (71%) e dell’estrazione mineraria e dei metalli (69%). Infine, l’aumento del costo della vita è atteso come la tendenza più stravolgente per il settore del commercio al dettaglio e all’ingrosso di beni di consumo (68%). Queste tre tendenze rappresentano anche i principali fattori di trasformazione per i datori di lavoro italiani. Tuttavia, un risultato comune a tutti i settori è la presenza di skill gap, identificato come il principale ostacolo alla trasformazione in 19 dei 22 cluster industriali e il secondo maggiore nei restanti tre. Questo sottolinea l’importanza di investire significativamente nelle competenze, nella necessità di dare priorità al benessere dei dipendenti e collaborare a livello industriale per supportare lo sviluppo delle competenze e la transizione professionale.
L’upskilling è definito come la principale risposta ai cambiamenti del mercato del lavoro. Quali politiche pubbliche possono incentivare le aziende a investire nell’upskilling dei lavoratori?
Dalla ricerca emerge che i datori di lavoro desiderano che i governi siano partner attivi nello sviluppo del bacino di talenti. Ciò significa offrire finanziamenti a supporto di programmi di riqualificazione e aggiornamento delle competenze, promuovere iniziative specifiche in questo ambito e migliorare i sistemi educativi pubblici. Serve collaborare con l’industria e implementare queste politiche dove necessario, per fare in modo che i governi possano contribuire a rendere la forza lavoro più preparata per il futuro.
Come possiamo bilanciare la crescente domanda di competenze tecnologiche con la necessità di competenze umane come la resilienza e il pensiero creativo?
Bilanciare questo tipo di competenze sarà una priorità per i datori di lavoro nel prossimo futuro. Attualmente, la competenza tecnologica è l’unica abilità presente tra le 10 competenze principali, tuttavia le tre in più rapida crescita da qui al 2030 – competenza tecnologica, reti e cybersecurity, e intelligenza artificiale e big data – sono tutte tecnologiche. Questo suggerisce che le competenze fondamentali del futuro saranno una combinazione di abilità umane e tecnologiche. Le organizzazioni, e persino i lavoratori stessi, dovranno sempre più sviluppare e trovare un equilibrio tra le due tipologie di skills.
Secondo il report, solo per il 59% dei lavoratori globali è previsto il reskilling necessario entro il 2030. Quali approcci innovativi possono colmare questa lacuna formativa?
I datori di lavoro prevedono che entro il 2030 il 59% della forza lavoro globale avrà bisogno di un reskilling, inclusi l’11% dei lavoratori che, secondo le stime, non riceveranno l’aggiornamento necessario delle competenze, il che corrisponde a oltre 120 milioni di persone. Questo dato, che riguarda l’11% dei lavoratori che non si prevede riceveranno un’adeguata riqualificazione, è coerente in diversi Paesi, compresa l’Italia. I sistemi di transizione professionale che facilitano la formazione e la mobilità sia all’interno sia tra organizzazioni e settori possono aiutare i lavoratori ad acquisire le competenze necessarie per la forza lavoro del futuro. Con i gap di competenze identificati dal 63% dei datori di lavoro come il principale ostacolo alla trasformazione aziendale, abilitare transizioni professionali su larga scala è fondamentale sia per i datori di lavoro che per i lavoratori.
Il report sottolinea l’urgenza di azioni collettive tra pubblico, privato ed educazione. Quali modelli di collaborazione internazionale potrebbero accelerare il raggiungimento degli obiettivi?
Le aziende, i governi e la società civile che collaborano per comprendere e definire il futuro delle competenze critiche impegnandosi nella creazione di posti di lavoro e nelle transizioni professionali possono favorire un futuro del lavoro migliore. Ulteriori dettagli sull’approccio del World Economic Forum alle competenze e al lavoro sono disponibili sulle pagine dedicate alle nostre iniziative di punta: The Reskilling Revolution e The Jobs Initiative.
Come possiamo garantire che la transizione verso i nuovi lavori sia equa e inclusiva, evitando di accentuare le disuguaglianze esistenti?
I tipi di lavoro che esisteranno nel 2030 e oltre appariranno molto diversi rispetto a oggi. Poiché la carenza di competenze costituisce già il principale ostacolo alla trasformazione aziendale, dotare le persone degli strumenti necessari per i lavoratori del futuro è fondamentale per raggiungere obiettivi sociali, di produttività e di profitto.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link